ALIFE

è una città della provincia di Caserta che conta 7.667 abitanti posta alle pendici del massiccio del Matese. E‘ stata fin dall’antichità un vero e proprio nodo stradale di grande importanza economica e strategica, funzionando da cerniera tra le città di Telese, Bojano, Venafro e Caiazzo.

Le più antiche testimonianze, anche se sporadiche, della presenza dell’uomo nell’area telesino-alifana sono da riferire al Paleolitico Inferiore, ma è solo a partire dal Neolitico che si può parlare di abitati nella valle di Alife. Del periodo sannitico nulla è rimasto, tranne alcune cinte murarie in opera poligonale nella vicina Piedimonte Matese. Esse fanno parte della complessa maglia di recinti fortificati apprestati, a partire dal VII sec. a.C., in tutto il territorio, a scopo di difesa, e successivamente rafforzati in occasione delle guerre contro i Romani. Nella zona di Castello d’Alife e Piedimonte Matese (già d’Alife), a monte della città romana, è stato da alcuni identificato il principale abitato fortificato di Alife sannita.

Con la fine della seconda guerra sannitica nel 326 a.C., Alife fu uno dei primi centri a cadere nelle mani dei romani, anche se successivamente riuscì a sottrarsi alla dominazione romana, ma nel 310 a.C. fu ripresa da C. MarciusRutilus. Alife divenne nel 268 a.C. praefectura sine suffragio. Durante la seconda guerra cartaginese, fu occupata da Annibale, che ne devastò l’agro circostante. Sul finire del I sec. a.C., dopo la fine delle guerre sannitiche, il territorio fu riorganizzato con la deduzione di una colonia, di età triumvirale, e l’impianto in pianura di una nuova città, chiamata Allifae a dominio della valle e all’incrocio di due assi territoriali colleganti Venafro a Telese e Caiazzo a Bojano, tramite valichi sul Matese. L’impianto urbanistico della colonia, tuttora conservato, è il classico “castrum”  romano a tessitura ortogonale, con cardo e decumano massimo e una cortina di mura in opus incertum. Allo stesso periodo dell’impianto urbano regolare, sono databili le più antiche strutture del teatro, mentre di età augustea o giulio-claudia è l’anfiteatro posto fuori delle mura, parzialmente scavato. Notevole interesse per il tipo architettonico rivestono due criptoportici databili dalla tecnica costruttiva alla prima età augustea.

Lungo la strada che da Alife porta a Benevento sono ancora visibili i ruderi di alcuni grandi monumenti funerari in gran parte databili al I sec. d.C. , tra cui il mausoleo degli Acilii Glabriones. La chiesa alifana fu sempre soggetta alla metropolitana di Benevento. Conquistata dai Longobardi, la città fece parte prima del ducato e poi del principato beneventano, e fu governata da un conte. Non ultima causa della distruzione degli antichi monumenti fu l’incursione saracena dell’865, che, al dire dei cronisti, ne fece orribile scempio. La cattedrale, costruita nel XIII secolo sui ruderi delle terme romane e rifatta nel ‘600, mostra una facciata di età tardobarocca. Al suo interno v’è una cripta sorretta da 16 colonne, alcune di marmo africano, provenienti dal vicino teatro. Il Museo archeologico dell’antica Allifae ospita la mostra permanente “Antiche Genti Alifane”. Sono esposti al pubblico una raccolta di antiche monete locali, diverse iscrizioni lapidee, statue e fontane, monili, arredi funebri e oggetti preziosi, il tutto rinvenuto nelle diverse campagne di scavo che si svolgono nella città e nel territorio circostante.

Alife, distrutta ripetutamente nella sua bimillenaria storia da saccheggi, guerre e terremoti, il 9 e 13 ottobre 1943 fu bombardata dagli alleati, nella convinzione che nella città fossero ancora stanziate le truppe tedesche dirette al fronte di Cassino. Il bombardamento del 9 ottobre causò numerose vittime tra i civili e distrusse parte del centro abitato. Il successivo rase completamente al suolo il centro abitato. I morti furono ottanta, cinquecento le famiglie colpite. Ci sarebbe stata una ecatombe umana se la popolazione non fosse fuggita sulla montagna già dal 9 ottobre. Non ci fu un solo morto tra i tedeschi che assistettero increduli al bombardamento.

Notizie tratte dall’Enciclopedia dell’Arte Antica, edita da TRECCANI

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